Racconto cambogiano II

Ok, un altro racconto, questa volta piu breve, e anche menu “crime and suspense” (ok, solo poco crime)! Dopo il giorno in giro colla moto (mercoledì) giovedì e passato come sempre, collazione, perdere tutte le relazioni, ambulare tra la città, assorbire la vita sulle strade. Alle 6 incontro Agata (qualche di voi la conoscono) chi era un po’ in fretta, perché voleva partire per Siem Reap (dov’è Angkor Wat), ma fine a questo tempo non aveva fatto niente – no biglietto per il pullman, shared taxi, aereo, niente (ok, per essere sincero, non era solo lei, ma anche 3 altri italiani ;-). Allora cosi io sono andato con Agata in giro per trovare un pullman etc etc. Al fine loro sono andati con un minibus che Michel (un francese) aveva organizzato.

Poi il solito gioco, ristorante (mangiare e bere) e dopo bar. Ci sono tanti bar dove le ragazze barista non solo fanno le cocktails, ma anche giocano coi clienti o “4 in a row” o Jenga o scacchi alla Khmer, o Poker, ma solo per tenere i clienti in Bar, solo perche i clienti non diventano stufati. Ok, ogni tanto si vanno con qualche clienti anche dopo la chiusura in un night club per ballare, ma normalmente loro sono persone normale, non putane.

Venerdì lo stesso, piu o meno, in fatto non ricordo che facevo venerdì, perchè la sera era cosi diversa … Dopo cena, bar alla 1 decidiamo (Chris, Georg, io) di non tornare indietro, ma andare nel “Heart of Darkness” (il cuore del buio) (allora, siamo arrivati al unico posto di “Crime and suspense”), il night club piu famoso a Phnom Penh. Altra sera un amico era li e diceva che la musica sia orribile – head banging – però quando arriviamo noi c’era musica degli anni 80 e 90, ed io salto (tra il Security Check per le arme) sul dancefloor yeaaaaaaaaaaaahhh.

Dopo qualche canzoni Chris era scappato, e Georg e me facciamo una pausa colla birra. Straiamoci vicino qualche Khmer, qui immediatamente ci offrono birra, patatine, e ragazze (la risposta “no” ha creato una impresione strana sulle faccie, come sempre). Uno dei Khmer mi era un po’ umbriaco, vomitava regolarmente nel angolo, ma continuava bere senza dubbio.

Questo bar non solo è un bar per ballare e bere, ma anche per trovare ragazze – il mercato del carne. Si puo vedere grassi (tedeschi, americani, ???) saltare da fronte di ragazze piccolissime, si vede negli angoli copie europea-asia in duro “in-fight” (lo sapete che volgio dire), si vede nuovi “amici” partire per una notte insieme. Però, con tutto questo marceto, il bar sta sempre piu per questi chi volgiono divertirsi, e non solo per quelli chi sono in cerca. Naturalmente ci sono tanti bar per questi chi sono in cerca, come il Martini bar (il suo slogan: Lonely? … Bored? … Hungry? We have everything you need! Potete andare sul loro site internet: www.martini-cambodia.com). Verso le 4 torniamo stanchi, sudati, al albergo. (Fine del suspense)

Sabato dormo fine alle 11, il pomeriggio lo compro il biglietto per la barca per Vietnam, per Chau Doc. Lascio passare il giorno seduto al fiume Tonle Sap, guardando la gente. In fatto questo è la cosa che a me piace tanto, non fare niente, solo guardare, come detto prima, assorbire la vita, partecipare nel fiume della vita. Purtroppo la mia digestione mi fa un po problema, diciamo avevo una diarrea forte. Succede ogni tanto, questa cosa mai mi fatto nervoso, è solo un po’ disturbante. Però, per me i problemi della digestione e il gusto di mangiare sono completamento diviso, voglio dire, alla sera, anche coi problemi, vado in un ristorante thailandese e mangio (e ho mangiato molto buono). La fattura viene quando si va al bagno dopo … (anche in un senso doppio, il pasto thailandese è picante, ora pensate!).

Perchè anche per Georg era la ultima sera, non stiamo fine alle ore piccole nel bar, ma torniamo verso mezzanotte. Anch’io volevo partire la mattina presto colla barca. Però, lo viene sempre in un modo diverso: Tutta la notte stavo male, anche la mattina, la mia digestione faceva un salto dopo il altro. Quindi la mattina lascio la barca, prendo un Immodium (medicina contro questa roba). Verso le undici finalmente finisce il mio tempo nel albergo 5-stelle, esco con Christian e andiamo in centro per un altro albergo piu normale.

Dopo aver trovatolo mi straio in un bar presso il albergo, e lì lascio passare il tempo, bevo tè, scrivo le cartoline (si, spero che quelli di chi lo avevo il indirizzo riceveranno una cartolina tra poco. Però non sono tanti!), lego un libro e i giornali, faccio niente. Il pomeriggio decidiamo (Chris e me) di andare al massaggio. Stop, non pensare sia un massaggio speciale, era un “full body massage”, però serioso, molto serioso. Niente “sleazy back room”. Ahh, per 6$ una oretta commodissima. Alle 5 andiamo mangiare (io solo “fried rice vegetables, ho imparato la lezione della sera scorsa), e alle 6 anche Chris parte verso il aeroporto. Tutti sono andati, sono da solo. La sera prendo con calma, mangio niente di piu, bere poco poco, faccio un giro dei bar, torno verso la 1 al albergo.

Oggi, lunedì, il mio ultimo giorno (per questo viaggio, tornerò presto – lo spero!) qui a Phnom Penh. La mattina faccio colazione (frittata, pane, tè), lego, vado al ufficio postale, spedisco le cartoline, faccio una passegiata al Wat Phnom, la piccola collina a Phnom Penh, bevo il succo della noce di cocco, un salto nel mercato centrale, compro degli mango, delgi “lychee”, continuo ambulare tra le strade piccole, compro un piatto “fried noodles” del commerciante mobile. Al fine mi fermo verso le 3 al fiume Tonle Sap, come sempre, guardando la vita. Per tre ore – fine al buio – sto lì, faccio niente di guardare, chiaccherare un po colla gente, giocare coi bambini (e comprarli un gelato), sognare di vivere in questa città.

Nelle queste 3 ore mi viene che il Sisowath Quay, la strada pincipale verso il fiume Tonle Sap, sia divisa in due lati. Il lato degli Khmer, il lato al fiume, il muro basso dritto al fiume, poi il prato, tutto pieno cogli commercianti, si puo mangiare per mezzo dollaro e meno tutto che il cuore desidera: banana fritta, slush ice (giacchi grattuggiato col sapore), le uove preparate in un modo strano, come grigliate, pop corn, pane, noodles, rice, … Ogni pomeriggio/sera vegono tutti, le coppie degli giovani che siedono nel ombra/buio tenendo i mani, i genitori coi bambini, gli studenti in cerca di turisti per pratticare il loro inglese, tutti.

Il altro lato, il lato degli turisti e expats, i ristoranti e bars e pubs al altro lato della strada. Lì ci sono solo turisti, e i bambini chi vendono i libri, chiedono per soldi, i motodop e tuk tuk autisti. Anche questo lato è carino, ci sono cafè e bars carini, poltrone commodissime, servizio gentile.

Mi sento sempre un po’ strano a questo lato, preferisco stare sul lato khmer. Ma è una illusione, perchè anch’io sono parte del altro lato, solo faccio finta di essere di qua e non di la, perche io posso cambiare sempre il lato, invece loro, loro al lato khmer, loro non possono, mai mai mai. Neanche loro guardano il altro lato tante volte, vivono una vita diversa come non sia il altro lato. Solo ogni tanto c’è interazione, ogni tanto si parla collo studente in inglese, gioca coi bambini.

Questo è il grande dilemma di viaggiare in questa zona – si viene qua, si prova di trovare contatto, prova di sentire la vita, prova di capire la gente, ma il muro della lingua, e anche la fossa tra i ricchi e i poveri si ricopre solo poche volte. E’ piu facile in provinca, dove non ci sono il bar, pubs, dove le vite nostre e loro sono piu vicine.

Ma adesso basta colla “Hirnwixerei” come direi in tedesco, “trombare cerebrale”. La birra, le ragazze, i bar mi aspettano per la ultima sera a Phnom Penh.

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